Si dice che tutti, ad un certo punto della vita, abbiano provato quella sensazione meravigliosa e istintiva di abbracciare un albero.
Forse un bambino, lontano da qualsiasi convenzione sociale o inibizione adulta, si lascia andare più facilmente a quel gesto spontaneo e stranamente affettuoso senza nemmeno immaginare di compiere un’attività che incide positivamente sulla sua salute. Questa azione, come il semplice passeggiare circondati da alberi, rientra nella pratica detta silvoterapia.
Abbracciare gli alberi e ricevere le loro vibrazioni pare quindi avere l’effetto di una medicina naturale, per il fisico, la mente e lo spirito, riducendo la depressione e migliorando la capacità di concentrazione. Anche per gli adulti consapevoli. Un gesto che, prima ancora, ci fa andare oltre l’abitudine del quotidiano, che ci fa superare la reticenza dell’etichetta convenzionale.
È un gesto nel contempo concreto e simbolico: cingiamo il tronco, riabbracciamo la vita che viene dalle radici, torniamo alle origini collegandoci a quello che ci circonda.
É un gesto significativo, più che mai oggi in cui gli abbracci ci sono vietati, ogni contatto sociale ci è vietato; un gesto di libertà individuale e condivisa, di espressione libera per la libera espressione di qualcun altro. Abbracciamo il nostro albero, abbracciamo la nostra comunità, abbracciamo il nostro futuro. É quello che facciamo ogni volta che generosamente doniamo una borsa di studio e riceviamo le vibrazioni positive della vita dei nostri giovani talentuosi.
Non regalarmi fiori recisi,
Ada Luz Marquez
anche se sono di un’immensa bellezza.
Non accetto più niente,
nella mia vita,
che non abbia radici.